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Esplosione di gioia per la quarta giornata di School Experience: fari puntati sull'ambiente e il coraggio

Un'esplosione di gioia ha caratterizzato la quarta giornata di di School Experience, il festival on line organizzato dall'Ente autonomo Giffoni Experience e realizzato nell'ambito del Piano nazionale cinema per la scuola promosso dal Ministero dell'Istruzione e dal Ministero della Cultura. Accolte con entusiasmo ed emozione le otto opere in gara nella sezione Short Experience, dedicata ai cortometraggi proposti da registi italiani e internazionali agli allievi delle scuole primarie. Con COLOURS di Ermanno Dantini, Luca, un bambino di sette anni forte e coraggioso, ha da poco perso la madre in un incidente d'auto. Nonostante il dolore, il piccolo saprà riportare il colore nella vita del padre, un uomo sprofondato nel nero della depressione. Altro corto italiano in concorso è SAM’S CASTLE di Giona Dapporto. Sam è un bambino di nove anni che ama costruire castelli di sabbia. In realtà è abbastanza bravo in questo, almeno lo sarebbe se riuscisse a finirne uno. Tutto sembra essere contro di lui. Potrebbe essere il momento di arrendersi, o forse no?

L’arte fa da protagonista anche in BROKEN ROOT di Asim Tareq: qui Adham cerca di riempire il vuoto che sente disegnando e appendendo alle pareti della cameretta i suoi lavori. Nessuno però sembra accorgersene. Parla invece di rispetto per l'ambiente CRACKS IN THE PAVEMENT di Nicolas Conte. Un fiore bello e delicato cresce nella giungla d’asfalto. Un cestino della spazzatura è testimone dei maltrattamenti subiti dal fiorellino in questo mondo inquinato. Preoccupato per la pianta, il cestino cerca un modo per proteggerla. Un forte legame di amicizia unisce PITI & CATAMIN di Cecilia Klyver: due pesci, vivono insieme in un acquario e si tengono compagnia. Dopo un incidente, Piti si infortuna e Catamin cerca di tirarlo su di morale inutilmente.

Altra storia è quella narrata da MALAYZ di Leila Ahang, Sara Hanif, Maryam Alavi e Marziyeh Kordloo: un pesce nervoso e birbante chiamato Moslem sta riposando quando un anello luminoso cade e lo sveglia. La luminosità dell’anello cattura la sua attenzione e decide di impossessarsene. Un forte litigio tra un principe e una principessa risveglia un drago in SETTLING OF SCORES di François Heiser. La principessa reagisce tempestivamente e decide di combattere la bestia, probabilmente avrà bisogno dei rinforzi. Chiude THE PECULIAR CRIME OF MR. ODDBALL di Bruno Caetano. M. Oddball vive in una città dove l'acqua e gli alberi sono scomparsi, ma il suo amore cambierà il mondo.

A discuterne con i bambini in collegamento sono stati i registi Ermanno Dantini (Colors), Cecilia Klyver (Piti & Catamin) e Lucila Riggio di ShortsFit Distribucion in rappresentanza di Nicolas Conte (Cracks in the Pavement).

I colori diventano uno strumento per esorcizzare la paura e il dolore per la scomparsa della mamma - racconta Ermanno - uno zibaldone-memoriale, privatissimo e universale, alla ricerca di frammenti del passato da elevare a elaborazione di traumi già vissuti, ma anche a conforto così presente e vivo. Con questo corto volevo evidenziare quanto i bambini possono essere puri e come sono genuini rispetto agli adulti, sono in grado di ricordarci come tornare a guardare le cose”.

Ha spiegato, invece, ai ragazzi il compito di una distribuzione Lucila Riggio: “Quello che facciamo - dice - è portare il nostro corto in tutto il mondo. Pensate che Cracks in the Pavement è stato visto dal Giappone all’Argentina, fino all’Italia ovviamente”.

È nato invece in pandemia Piti & Catamin: “Non avevo molti materiali per la realizzazione - afferma Cecilia - ero bloccata a casa e ho utilizzato della carta per realizzare i due pesciolini protagonisti. La storia è ispirata alla mia infanzia, al ricordo di due piccoli animali domestici con cui giocavo da bambina”.

E' stata la natura il filo conduttore degli interventi dei giovani juror della sezione Short Experience della scuola secondaria di primo grado, che hanno visto: ENZO, DE GASPERI E LA BOLEX PAILLARD, LIGHT, MONSTER SITTER, MOTHER FIGURE, NO OFFENSE, SATURNO, TROUGH MY EYES. La prima fase del dibattito ha visto protagonista il regista lucano Delio Colangelo, autore di ENZO, DE GASPERI E LA BOLEX PAILLARD, l'affascinante storia di un bambino che non vuole abbandonare i Sassi di Matera durante il periodo dello sfollamento. E così, per convincere De Gasperi a rinunciare al suo progetto di ricostruzione di nuovi borghi residenziali, si arma di una cinepresa Bolex Paillard per documentare la storia e le abitudini dei residenti. Ambientato negli anni Cinquanta, il corto, costruito con una innovativa carrellata di materiale d'archivio, ha spinto i ragazzi ad interrogarsi sul ruolo della tecnologia.

Oggi diamo molte cose per scontate – è stato il commento di Elena – invece un tempo occorreva sfruttare l'ingegno per organizzarsi e cercare soluzioni. Forse si dava più importanza ai legami umani”. Per Chiara e Vincenzo, il lavoro di Colangelo è stato una sorta di monito: “La tecnologia può schiavizzarci, dicendo cosa dobbiamo fare. Alle volte sarebbe preferibile riscoprire le proprie radici”. Radici che, come ha sottolineato il regista, sono un elemento fondamentale del suo lavoro, “perché quando i Sassi furono sgomberati, alcune famiglie furono felici di avere una casa, altre invece soffrirono il dover abbandonare le proprie abitudini, la condivisione, quel sistema di valori e affetti in cui erano cresciuti a stretto contatto con la natura”.

E di natura si è parlato con Giacomo Pratelli, Sofia Falchetti e Matteo Tarditi, rispettivamente attore e sceneggiatori di un altro corto, MONSTER SITTER di Elena Beatrice Daniele Lince. In un mondo in cui esistono i mostri lacustri, Giacomo Rosetti si occupa di Isy, il mostro del lago di Iseo. “Sarebbe il lavoro dei miei sogni – ha ironizzato Pratelli – perché è a stretto contatto con la natura. Vivere tre giorni in questo ruolo mi ha fatto rendere conto di quanto sia fragile l'equilibrio della natura che sta a voi giovani difendere e preservare”. Il più colpito è stato il piccolo Vincenzo, che si è dichiarato subito fan del mostro.

Otto cortometraggi per la sezione Short Experience dedicata alla scuola secondaria di secondo grado. Tanti i temi affrontati, tante sfumature e stati d’animo che hanno colpito e sono stati colti dai ragazzi che hanno assistito alle proiezione. LA RICREAZIONE, ALLA FINE DELLA NUVOLA, THE BASEMENT, CARRIED AWAY, AI ITALY, MOHSEN AZIZI, ZAGARA e SUFFICIENTE, sono questi i titoli degli otto cortometraggi presentati questa mattina. Al dibattito hanno preso parte Federica Biondi e Silvia Calamandrei, rispettivamente regista e autrice de ALLA FINE DELLA NUVOLA, Francesco De Martini, autore e regista di THE BASEMENT, Rosario Esposito La Rossa ed Antonio Ruocco, rispettivamente autore e regista di SUFFICIENTE, Martina Bonfiglio, regista di ZAGARA.

Nel corso del dibattito tanti gli spunti colti dai ragazzi. Ancora una volta l’attualità ha fatto irruzione sullo schermo, ma anche la storia italiana con la figura di Calamandrei fino allo sgomento dei nostri giorni e della pandemia. Un racconto ampio della nostra epoca attraverso messaggi e valori universali.

Ambiente, discriminazione e scenari post apocalittici, l'attualità irrompe nella terza giornata di School Experience

L'attualità irrompe nella terza giornata della seconda edizione di  School Experience , il festival on line organizzato dall'Ente autonomo Giffoni Experience  e realizzato nell'ambito del  Piano nazionale cinema per la scuola  promosso dal  Ministero dell'Istruzione e dal Ministero della Cultura . Tanti i temi trattati dai lungometraggi della giornata e tanti gli spunti emersi dai talk con gli alunni e gli studenti che partecipano alla rassegna.

Tra i lungometraggi in concorso nella sezione Feature Experience - Scuola Primaria c'è  TRASH - LA LEGGENDA DELLA PIRAMIDE MAGICA  di Luca Della Grotta e Francesco Dafan (Italia). Un'avventura alla scoperta di quanto, quelli che riteniamo rifiuti possono avere infinite possibilità di rinascita. Il film, distribuito da  Notorious Pictures , è un film d'avventura che unisce divertimento e mission educativa. Protagonisti un gruppo rocambolesco di "rifiuti", oggetti ormai dismessi alla ricerca di un nuovo scopo che dia un senso alla loro vita.

La storia parte dal punto di vista di Slim, una scatola di cartone scoraggiata, che vive in un mercato e ha smesso di credere in tutto. Insieme a Slim c'è Bubbles, una bottiglia da bibita gassata cicciottella e ottimista, che stempera la visione grigia di Slim. Sul loro cammino incontreranno Spark, una piccola scatola che li guiderà in un viaggio inaspettato. Non mancheranno gli imprevisti: alla ricerca di Spark infatti incontriamo Kudo, la potentissima unità madre di un computer che vuole impadronirsi di ciò che si cela all'interno del piccolo per continuare a vivere.

“Mi è piaciuto molto il film - commenta Pietro, 8 anni di San Donà di Piave - mi ha insegnato che ogni oggetto ha uno scopo e, una volta finito il suo compito primario, può diventare altro: un barattolo può, per esempio, rivivere come vaso ”.

Gli fa eco Martina: “Questa storia mi ha fatto capire l’importanza della differenziata. Mi sono emozionata a pensare che anche gli oggetti possono avere un’anima”.

Body shaming, bellezza, discriminazione, lotta per i diritti, dittature, prevaricazioni: sono i temi che hanno caratterizzato la proiezione di THE CLUB OF UGLY CHILDREN, il lungometraggio diretto da Jonathan Elbers protagonista della categoria Featuring Experience dedicata alle scuole secondarie di primo grado.

La storia ruota intorno a un terribile slogan, “mantieni pulito!”, che il nuovo presidente diffonde per le strade riferendosi, drammaticamente, all'aspetto dei cittadini. Paul è un bambino “diverso”: le sue orecchie a sventola non passano inosservate. E quando viene invitato con altri suoi coetanei che non rientrano nei canoni di bellezza precostituita a prendere parte a un viaggio, capisce che l'intenzione degli organizzatori è quella di segregarli. Grazie all'aiuto di Sara riuscirà a scappare, per poi fondare un club contro il presidente. Gli ugly children possono dunque diventare eroi? “Certo, perché non dipende dal fisico, ma dalle azioni che le persone sono in grado di compiere”, ha commentato Martina nel corso del dibattito. In tanti hanno voluto esprimere la propria opinione: Marianna, Christian, Lorenzo, Leonardo, Anna. “Questo film ci insegna che non devono esserci pregiudizi, ognuno di noi è unico”. Non sono mancati i paragoni con i regimi totalitari, come Anna, che ha voluto ricordare il fascismo o Vincenzo e Matteo, a cui le emozioni del film hanno ricordato la deportazione degli ebrei. Inevitabile anche un paralello con l'attualità: “Mi ha colpito il fatto che molti personaggi tendono ad adeguarsi al pensiero comune – ha spiegato Rosa – Un po' come accade oggi con chi nega l'esistenza del virus”.

LA GUERRA DI CAM, lungometraggio diretto da Laura Muscardin, protagonista della categoria Featuring Experience dedicata alle scuole secondarie di secondo grado. Un film che tratta il tema della fuga in uno scenario post apocalittico, surreale quanto reale, soprattutto oggi, in tempi di pandemia, quando la normalità ha ceduto il passo ad una straordinarietà tale da sembrare irreale.

I protagonisti della storia, un ragazzino di nome Cam e sua sorella, intraprendono un viaggio alla ricerca di una via di fuga verso il mare, ultima possibilità di salvarsi e trovare la libertà. Per raggiungere i porti, devono attraversare lande abbandonate dove imperversano milizie armate e avidi trafficanti di esseri umani; un itinerario spaventoso in balia di un mondo spietato. È un viaggio lungo, estremamente pericoloso, e presto il ragazzino, rimasto solo dopo il rapimento della sorella, s’imbatte in un misterioso frate. I colpi di scena non mancano e sono questi ad aver reso la visione del film ai ragazzi degli istituti superiori coinvolti avvincente e per certi versi spiazzante, straniante ed inquietante. Perché una certa inquietudine pervade il film e questo è stato colto dai tanti ragazzi che hanno animato il dibattito successivo alla proiezione.

Seppur in maniera poco nitida e volutamente surreale, tante le tematiche che emergono sulla superficie della storia: la questione ambientale, quella delle migrazioni rappresentata dalla ricerca del mare e, poi, quella della solitudine di una generazione in cerca di se stessa. «Centrale nel film - ha detto uno dei ragazzi intervenuti - è il tema del conflitto tra bene e maschile che è qualcosa di antico e di nuovo allo stesso tempo». Un conflitto al quale assistiamo ogni giorno e che fa parte per certi versi della natura umana. A conferma dell'universalità del linguaggio del cinema.

E ha l'obiettivo di promuovere la formazione di una nuova generazione di spettatori consapevoli e appassionati, creando un legame attivo tra il mondo della scuola e l'audiovisivo, MovieLab, il webinar rivolto agli allievi degli istituti secondari di II grado organizzato all’interno di School Experience. I ragazzi si sono immersi in un mondo di immagini con un laboratorio attivo che mira a promuovere percorsi di crescita e formazione: il cinema diventa così uno strumento di conoscenza e lettura della realtà, volto a stimolare uno sguardo più attento, ad affinare il gusto estetico, a promuovere il senso critico, a favorire le possibilità di dialogo e confronto. Indirizzato totalmente a docenti e dirigenti, invece, è Digital prof. Il corso ha come obiettivo quello di portare in classe l’educazione digitale affinché i device possano costituire un mezzo utile alla didattica, al passo con le competenze e le esigenze delle nuove generazioni.

«Non tutti i docenti possiedono competenze digitali sufficienti ad affrontare un rinnovamento della metodologia - spiega Filomena, tra i docenti coinvolti nel lab - le nuove tecnologie in classe permettono di realizzare simulazioni, reperire informazioni da fonti diverse e scrivere testi a più mani in modo cooperativo, di guardare videotutorial e svolgere esercizi interattivi. Ci consentono di sperimentare compiti autentici e dinamici, esperienze che prevedono un coinvolgimento attivo da parte degli alunni utilizzando strumenti a loro familiari. Grazie a Giffoni proporrò alla mia classe nuovi stimoli, oggi più che mai necessari. Corsi così dovrebbero durare più di due giorni”.

Amicizia, scoperta e viaggio: tante emozioni per la seconda giornata di School Experience

Entusiasmo, energia, empatia: sono queste le caratteristiche che hanno contraddistinto la seconda giornata della seconda edizione di School Experience, il festival on line organizzato dall'Ente autonomo Giffoni Experience e realizzato nell'ambito del Piano nazionale cinema per la scuola promosso dal Ministero dell'Istruzione e dal Ministero della Cultura.

Accolto con gioia dai più piccoli e in concorso nella sezione Feature Experience dedicata ai lungometraggi, JACKIE AND OOPJEN di Annemarie van de Mond, che ha conquistato gli allievi delle primarie. La dodicenne Jackie ha fatto del Rijksmuseum la sua seconda casa poiché sua madre vi lavora. Mentre si aggira tra i corridoi fuori dall'orario di apertura, le appare improvvisamente di fronte Oopjen, una donna ritratta da Rembrandt, che ha preso vita. Il dipinto è alla ricerca della sorella perduta da tempo, abituata a risolvere i problemi degli altri. La bambina decide di portarla a casa con sé per darle una mano. Per Oopjen, una donna del Rinascimento, il XXI secolo rappresenta la più grande delle avventure da vivere. In lei, Jackie troverà finalmente una vera migliore amica.

Questo film mi ha fatto venire voglia di entrare in un museo – commenta Martina, 7 anni - è una storia bizzarra e coinvolgente, ti fa sentire protagonista. Non vedo l'ora di visitare una mostra con i miei genitori e scoprire se i quadri sono davvero così sorprendenti come sembrano in questo racconto”.

Oltre 90 i ragazzi collegati per la categoria Feature Experience di primo grado. Ad animare il dibattito è stato GLASSBOY di Samuele Rossi, incentrato sulla storia di Pino, 11 anni, affetto da una malattia ereditaria che lo costringe a vivere confinato in una grande villa e a guardare la vita che scorre fuori dalla sua finestra. Il suo più grande sogno è quello di essere “normale” e di far parte del gruppo degli Snerd che sfrecciano in bicicletta per le strade del paese.

La sua vita cambia quando incontra Mavi, la leader del gruppo, che gli aprirà le porte di un nuovo mondo in cambio di un piccolo aiuto. Pino inizierà così il suo cammino verso l'emancipazione, sfidando le regole dei suoi genitori e di nonna Helena. Proprio quest'ultimo personaggio ha incuriosito i giovani spettatori, per la sua natura profondamente conflittuale, sospeso com'è tra l'affetto per il nipote e la paura che possa stare male.

Può l'amore limitare la libertà? E' una delle domande che più frequentemente si sono posti gli alunni, rimasti profondamente colpiti dalla sensibilità del protagonista, come ha sottolineato EmmaAntonio ha invece posto l'accento sul rapporto, non sempre semplice tra libertà e diversità, mentre Rossella ha voluto sottolineare come, anche di fronte alla malattia, l'amicizia sia spesso il rimedio più efficace. Gli interventi sono fioccati: Francesco, Vincenzo, Raffaele, Carla, hanno più volte chiesto la parola al facilitator Andrea Contaldo che, sul finale, ha raccolto le confidenze più private della platea virtuale. “Il lockdown è pesante – ha ammesso Anna – Dicevano andrà tutto bene, ma dopo un anno siamo ancora al punto di partenza”. Una luce però c'è e School Experience sembra aver contribuito ad accenderla: “Guardare dei film insieme ci fa sentire meno soli – è il commento di Natalia – Quando torneremo alla normalità ameremo ancora di più la nostra vita, perché avremmo capito il valore che ha”.

La seconda giornata di School Experience per le scuole secondarie di secondo grado ha visto la proiezione del film canadese JEUNE JULIETTE, già presentato nel corso della 50esima edizione di Giffoni Film Festival per la sezione Generator +13. Si tratta di un film che commuove e fa riflettere perché racconta emozioni e sensazioni comuni in quella fase così delicata della vita di una persona come è l’adolescenza.

Il film racconta la storia della quattordicenne Juliette che vive in campagna con suo padre e suo fratello maggiore. Quando Juliette era piccola, sua madre lasciò la famiglia per proseguire la sua carriera a New York; da quel momento, Juliette ha iniziato a ingrassare. Oggi non è obesa, ma è chiaramente la ragazza più pesante del suo liceo.

Ma questo non le impedisce di essere vivace, divertente e sempre ribelle. Juliette ha grandi sogni: vuole organizzare le feste migliori, trasferirsi a New York per vivere con sua madre e uscire con il ragazzo più bello della scuola, un ragazzo più grande che sta per laurearsi. In breve, vuole tutto ciò che non può avere, il che a volte le fa dimenticare di apprezzare chi la ama davvero.

E’ la storia di una ragazza che si lascia alle spalle l'infanzia per iniziare il lungo viaggio verso la scoperta di sé e l'accettazione della sua personalità, della sua immagine e delle sue convinzioni. Se molti film di “formazione" raccontano la difficoltà di diventare adulti, Jeune Juliette si concentra sulla difficoltà di diventare una adolescente.

Ai ragazzi è piaciuta la forza che la protagonista sprigiona nonostante il sapore di cattiveria che si prova scena dopo scena.

Ho apprezzato la grinta – hanno detto molti degli alunni – perché Juliette non vuole arrendersi mai. Anzi, è riuscita a rialzarsi mentre stava toccando il fondo. Dovremmo prenderla a modello perché anche noi non dovremmo arrenderci mai. La sua forza è ammirevole. Di fronte a tutti ha fatto quello che gli altri non volevano da lei e cioè che ce la facesse”.

Il film è stato apprezzato perché ci sono tanti temi che sono vicinissimi alla vita e al mondo degli spettatori di School Experience, ma non ci sono stereotipi.

Emerge nella protagonista – ha commentato un altro ragazzo che ha visto il film - la consapevolezza che non bisogna cambiare per gli altri e che è circondata da persone che l’accettano per quello che è ed è così che capisce che cambiare non è quello che davvero vuole. Questo è molto importante”.

La faticosa costruzione di una personalità adulta passa anche per le secche dell’insicurezza che non è sempre è un male, hanno notato in molti: “L’insicurezza – hanno commentato - serve perché è necessaria per migliorare e migliorarsi. È la spinta al cambiamento”.

Questo è il senso di quel frullatore chiamato adolescenza in cui si mescolano tutti gli ingredienti che danno vita ad un mix che è la personalità di una persona. Costa fatica diventare grandi, proprio come è costato alla giovane Juliette.

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